lunedì 21 novembre 2011

NON SI PUò PIù USCIRE DI CASA

Non si può più uscire di casa. Ufficiale.
Ufficiale che ad una certa età, se cerchi di ripetere le fantastiche serate di quando eri gggiovane, finisce in tragedia. Sicuro.
Sabato, la serata è cominciata con le migliori intenzioni. Che figo, andiamo ad una festa, dai che è una vita che non facciamo tardi, sarà divertente … E bla, bla, bla …
Per le prime tre ore ce la siamo anche cavata bene. La festa non era male, era a tema e Cervello era persino quasi umano. Ma sulla nostra strada abbiamo trovato un nemico troppo forte per essere sconfitto e che infatti ci ha schiacciati come due cimici: l’open bar.
A 30 anni bere la robaccia che ti danno agli open bar è come sgolarsi il veleno per topi. Ormai sono arrivata alla conclusione che non è che il mio fegato fa fatica, io il fegato non ce l’ho proprio più. Non c’è altra spiegazione.
La nostra deliziosa uscita si è quindi conclusa con un intramontabile classico: megalitigata, chiaramente a tutto volume e in mezzo alla strada, perciò anche un tantino umiliante a ripensarci.
Chiaramente, non ricordo nei dettagli l’argomento della discussione, ma deve essere stata una qualche variazione sul tema “Secondo me sei un po’ stronzo. Possibile, ma tu di più”.
Tra le conseguenze della nostra voglia di fare i giovani, non si può dimenticare l’amica che ho piantato senza remore ciucca marcia e da sola nel locale e che probabilmente è ancora lì. Magari domani vado a cercarla coi cani molecolari che potrebbe essere sepolta viva nel guardaroba. E sicuramente non posso dimenticare gli orrendi postumi, anche perché ancora li ho.
Una volta, uscivo di nascosto, facevo le sei in condizioni pietose e la domenica a mezzogiorno ero in grado di sedermi a tavola coi miei fresca come una rosa. Oggi, se volessi uscire di casa, dovrei farlo col carrellino della flebo di sali minerali e un catetere. Ho delle occhiaie che sembro Kung Fu Panda e sto cercando di resistere all’impulso di calarmi una quarantina o giù di lì di Moment. Mi sembra di avere la malaria, cazzo.
Senza contare che l’uscita fatta nel tentativo di dare nuove energie alla mia magica relazione di coppia, mi ha fatto venire più che altro voglia di chiudere fortissimo le dita del mio fidanzato in un cassetto. Ecco, l’ho detto.
Fortunatamente, che io sappia, non ci sono foto che ci ritraggono durante la parte catastrofica della nottata, perciò chiedo umilmente a tutti voi …
Per favore, ricordateci così:

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