giovedì 22 agosto 2013

POTEVO MORIRE

Cerchiamo di partire dal principio.
Mi si è incastrata la schiena. Ma incastrata proprio. Tipo che non riuscivo a sedermi.
Dopo due giorni di questa benedizione, mi decido evado a comprarmi un antinfiammatorio in farmacia.
La gentilissima farmacista (?) mi da delle pastiglie assicurandomi che avrebbero funzionato da bestia e  raccomandandomi di prenderne almeno due alla volta perché “sono leggere”.
Bene, ne prendo un paio prima di andare in spiaggia e passo IL POMERIGGIO DELLA VITA. Sul serio, stavo DA DIO. Ma rilassata forte, felice felice, in armonia col mondo. Figata.
Torno a casa, faccio la doccia e ne prendo altre due dato che erano passate un po’ di ore e avevo in programma una serata arrogante con le amiche.
Tempo mezz’ora vedevo gli unicorni nel frigo.
Tempo un’ora non avevo le pupille, tremavo come una foglia e sudavo come un husky nel deserto.
Arriva la mia amica e decide che cenare mi avrebbe fatto bene dato che tra l’altro non avevo mangiato nulla tutto il giorno.
Ci sediamo a tavola e il cameriere ci offre due bruschette. Do un morso, sbianco e lo guardo cogli occhi sbarrati (sempre senza pupille). La mia faccia doveva essere discretamente inquietante perché mi prende praticamente in braccio e mi scaraventa in bagno dove riesco ad evitare per un pelo di vomitare in testa a una bambina che stava facendo pipì.
La mia amica ha dovuto fermarsi a dormire da me per evitare che mi lanciassi dal balcone cantando a squarciagola “I BELIEVE I CAN FLY”.
Stamattina mi tremano ancora le gambe e  mi gira tutto, così, per curiosità, ho cercato su internet “l’antinfiammatorio” che mi hanno dato in farmacia:






Se vi prendete la briga di dare un’occhiata, vi salteranno agli occhi paroline come: “codeina”, “oppio”, “narcotico”, “METADONE”.
Ufficiale, mi hanno drogata. In FARMACIA, Santo Dio.
Che se per caso m’impasticcavo un po’ più tardi e ci buttavo su due birre forse a quest’ora stavo cercando di attraversare il confine col Belize convinta di essere inseguita dai nazisti.
Però ho deciso che le tengo. Stasera le rivendo in discoteca, almeno rientro della spesa.

sabato 17 agosto 2013

TRANQUILLI, HO UN PIANO!

Se avete letto i post precedenti, siete già a conoscenza del fatto che la mia ridente dimora messicana cade letteralmente a pezzi.

Ecco qui una foto recente della sola porta che mi separa dal resto del mondo.


Adesso che oltretutto la mia amica è partita e mi ritrovo in questo tugurio tutta sola, l’unica barriera su cui posso contare è il pomello di sotto.
Che, se guardate bene, si sta cedendo pure lui.
Roba che se dormo sul marciapiede praticamente è uguale.
Però non c’è da preoccuparsi.
Anzitutto, qui  si sono davvero attrezzati per farti sentire al sicuro.
Per esempio, si rendono estremamente utili affiggendo le foto dei criminali ricercati fuori dalle banche. Così tu le memorizzi e sei in una botte di ferro.


Poi bisogna riconoscere che mi trovo circondata da facce amichevoli e nient’affatto inquietanti.


E comunque, HO UN PIANO.
Vista la situazione e con il totale supporto degli amici,  al fine di prevenire qualunque minaccia, ho deciso di mantenermi costantemente lucida e vigile:



Perciò … TRAAANQUILLI!!!

martedì 6 agosto 2013

TORNO SUBITO

Bene. La simpatica signora, smaltita la sbronza, è riuscita in qualche modo a mandarci l’elettricista.
Sorvoliamo sul fatto che: doveva arrivare alle nove, alle dieci mi ha chiamata per avvisarmi che sarebbe arrivato alle 10e30 e poi è comparso alle 11e15. Che comunque considerato l’andazzo del posto va già bene.
Traffica un po’, dopodiché mi guarda tutto concentrato e mi fa:”Eh qua c’è sicuramente un corto circuito e però… DOVE?!”
Certo che se lo chiedi a me partiamo malino.
Finalmente la diagnosi: s’è fusa la pastiglia del compressore.
Peccato che per raggiungere il compressore gli serva una scala.
Mica vuoi portartela dietro quando vai a fare un lavoro, no?
Perciò va un ATTIMO  a prendere la scala.
Due ore e mezza dopo mi permetto di chiamarlo per domandargli se aveva intenzione di tornare o tanto valeva che ce ne andassimo in spiaggia.
Mi risponde che sarebbe arrivato “AHORITA”.
Dunque, qua ci sono tre espressioni che devono allarmare qualunque persona di buon senso e sono.
-         AHORITA: adesso.
-         AL RATITO: tra un pochino.
-         AL RATO: tra un po’.
Sappiate primo che in realtà tra le tre di fatto non c’è alcuna differenza e secondo che tutte e tre possono coprire un lasso di tempo INDEFINITO.
C’è gente che mi ha risposto “al rato” nel 2007 e non l’ho ancora vista.
Un “rato” può durare 10 minuti come 3 giorni.
Capirete perciò come mai quando mi sento rispondere “ahorita” mi si gela il sangue nelle vene.
Comunque verso le 20e30 il buon Miguel (che ormai siamo amici) si è fatto rivedere.
A suo favore va detto che il compressore l’ha aggiustato.
Peccato solo che poi la mia amica ha avuto la malsana idea  di dare un’occhiata anche ai ventilatori a pale (ricordate? Quelli che aveva già “guardato” l’amica padrona di casa).
Complimenti, buona idea! Così ANCHE LUI è salito in piedi sul letto con le scarpe (che aveva la scala se l'è ricordato in un secondo momento) eeeeeeee…. Rullo di tamburi… Anche lui per non saper né leggere né scrivere…. LO GIRA CON LA MANINA!!!
Segue prova fotografica, non perdete la prossima puntata di “QUI NON FUNZIONA NIENTE, MA AHORITA LO AGGIUSTIAMO!”




giovedì 1 agosto 2013

BIENVENDAS A MEXICO!!!

Et voilà, sono un’altra volta in Messico.
La vacanza è iniziata nel migliore dei modi, soprattutto grazie alla nota puntualità e precisione dei locali.
Dopo aver aspettato 45 minuti che finalmente partisse il “colectivo” che doveva portarci da Cancun a Playa del Carmen, abbiamo aspettato un paio d’ore la tipa dell’agenzia che doveva portarci le chiavi di casa. Le 20 ore di viaggio, le valige e il clima temperato hanno reso il tutto ancora più piacevole.
Finalmente la graziosa signora arriva. Poverina, era ad una festa, puoi mica pretendere …
Entriamo in casa, beh dai, bella!
C’è da dire che in questa casa c’è proprio tutto.
Peccato che non funzioni NIENTE.
Condizionatori COMPRESI. La gentile signora non se ne capacita perché “fino ad oggi pomeriggio funzionava tutto, giuro”.
Mortificata, inizia a cercare di smontare il quadro del contatore con un paio di forbici.
Ops, dimenticavo di rendervi partecipi di un dettaglio da nulla. La dolce signora è UBRIACA MARCIA.
Dopo 20 minuti in cui gli unici risultati che rischiava di ottenere erano cavarsi un occhio con le forbici o morire folgorata, decidiamo di convincerla a lasciar perdere.
Ella passa allora ad esaminare i ventilatori a pale da soffitto (eh sì, non funzionanti anche quelli). Per far ciò si arrampica barcollando pesantemente, con le scarpe ovviamente (zeppe, ovviamente), e col vestitino carinamente infilato in mezzo al culo (già mezzo di fuori) sul letto della mia amica.
Constatando che la situazione ventilatori a pale è senza speranza quasi come lei, si mette a farlo girare pateticamente con la manina in un debole e disperato tentativo di dimostrarci che però “un pochino funziona”.
Cacciata a calci, con un pietoso “va beh, ne parliamo domani”.
Usciamo mezzo minuto per comprare almeno una cazzo di bottiglia d’acqua (eh sì, a quel punto la finezza era bell’e che andata a fare in culo).
Al ritorno, restiamo intrappolate nella terra di mezzo. Perché la porta di casa non si apre più, completamente bloccata. E il cancello neanche.
Bella immagine, io che scuoto il cancello sclerando e la mia amica un piano più in su che degenera senza ritegno scuotendo la porta.
Dopo tre minuti di follia collettiva, il premio “esaurimento” va alla mi amica che cede e BUTTA Giù LA PORTA A SPALLATE, facendo saltare serratura, telaio e pezzo di muro.




Perfetto, magari la tv guardiamo domani se funziona.