venerdì 23 dicembre 2011

IL PRANZO DI NATALE

E anche quest’anno i miei mi stanno facendo impazzire.
Senza nessuna considerazione per il fatto che sto rantolando in preda alla febbre, mi rimbambiscono senza alcuna pietà.
Si comincia più o meno due/tre settimane prima del fatidico giorno, con la domanda:”Cosa facciamo a Natale?!”
Ma santo cielo, ma se TUTTI gli anni facciamo la STESSA cosa, tutti gli anni, ma perché mi dovete crocifiggere?! Il piano è sempre lo stesso: la vigilia non si fa una beneamata fava, normalmente alle 22e30 mio padre è già in fase REM e a quel punto ci arrendiamo anche il cane ed io. Il 25 a pranzo andiamo da mia madre, cerchiamo di sopravvivere al cibo pessimo e alla conversazione precaria per circa due ore, poi si va a salutare la nonna.
Cosa deve succedere mai per cambiare questi gloriosi programmi? Un meteorite? Neanche avessimo un’alternativa poi … Però, niente, tutti i Natali i miei mi mandano al manicomio, e uno:”Cosa si fa?” e l’altra:”Fammi solo sapere se Natale lo devo passare da sola!” Ma da quando?!
Più che un pranzo, sembra che dobbiamo organizzare lo sbarco in Normandia.
Una volta superato lo scoglio di che cosa si fa, attacca il daddy con la tiritera del “Cosa devo comprare per il pranzo?!” Ma cosa vuoi comprare, benedetto uomo, tanto si sa che ci pensa mamma (vedi post Buon appetito!). Carbonizza un povero arrosto, estrae dal cappello a cilindro un invitante pandoro ipocalorico e la festa è finita. Fattene una ragione.
La mia unica speranza quest’anno è di avere la febbre talmente alta da non rendermi conto di nulla. Voglio passare la giornata in un dolce oblio indotto dagli antibiotici. Se non mi riesce, posso sempre provare a darmi fuoco.


Naturalmente, se qualcuno di voi fosse rimasto affascinato dal nostro magico programma, sappiate che siete tutti invitati. Mi porterei dietro anche Hannibal Lecter, almeno creerebbe un diversivo. Poi dopo l’arrosto di mia madre, sicuro che diventa vegetariano persino lui.
Buon Natale!!!


mercoledì 21 dicembre 2011

IN SALUTE E IN MALATTIA

Niente, son di nuovo malata.
Forse penserete sia normale … Fa freddissimo, c’è la cosiddetta influenza stagionale, siamo tutti un po’ bacillati.
Ecco, non è normale no. Io l’influenza la faccio tipo almeno una volta al mese, come la ceretta praticamente. I virus mi amano. Se ce n’è uno nel raggio di 5 km, sicuro che mi fiuta e mi corre incontro a braccia aperte. Io ai bacilli faccio venire gli occhi a cuore. L’incontro tra me e loro me l’immagino un po’ come quelle scene dei film dove i due si corrono incontro al rallentatore su un prato con in sottofondo la colonna sonora di Laguna Blu.
Non che Cervello debba stupirsi. Quando ci siamo conosciuti io ero ancora convalescente dal dengue (per chi avesse la fortuna di non saperlo, è una disgustosa febbre malarica), il che avrebbe già potuto fargli sospettare che non godo di una salute di ferro. Sorvolando tra l’altro sul fatto che mi sono ammalata meno di dieci giorni dopo il mio arrivo in Messico e che il dengue ha circa una settimana di incubazione, perciò probabilmente la zanzara che me l’ha trasmesso è venuta a prendermi direttamente all’aeroporto.
Va inoltre considerato che ho la coordinazione di un macaco sordocieco in preda ad una crisi epilettica. Nove volte su dieci, se mi muovo, mi fracasso.
Da quando ci conosciamo ho avuto il dengue, l’influenza suina (che oltretutto ho preso ad Ibiza, senza neanche aver fatto le porcherie con nessuno. Cioè l’ho felicemente contratta da qualche lurido che mi ha tossito in faccia. Sai che sballo) e almeno un centinaio di influenze classiche. Mi hanno tolto le tonsille e due denti del giudizio. Ho avuto un’infezione che mi ha fatto diventare il dito medio della mano sinistra una padella. Sono inciampata in un pilone di cemento sotto casa rompendomi il metacarpo e sono scivolata nella doccia fracassandomi un ginocchio. Ah e una volta sono pure svenuta dal tabaccaio mentre pagavo la bolletta del telefono di mia nonna. E non sono neanche lontanamente sicura di essermi ricordata tutto.
Perciò, che dire, spero solo che per il mio fidanzato, il concetto “in salute e in MALATTIA” sia molto, molto chiaro …

martedì 20 dicembre 2011

LE VOSTRE DOMANDE

Allora … Oggi risponderò ad alcune delle domande che mi vengono spesso poste da voi lettori.
-         “Ma Dementalist è davvero così disastroso?” Sembrerebbe proprio di sì, dato che nessuno, e ripeto NESSUNO, di voi ha risposto positivamente al mio appello di ieri … Non c’è una sola persona tra tutti voi che si sia offerta di salvargli la vita nascondendolo in casa propria per qualche mese … Perciò, pare che abbiate capito con chi dovreste avere a che fare e di conseguenza mi aspetto un minimo di comprensione, dal momento che io invece lo reggo da QUATTRO ANNI. Colgo peraltro l’occasione per farvi notare che a questo punto siete tutti silenziosi complici della tragedia che scatenerò il 26 dicembre.
-         “Ma Dementalist sa del blog?” Oddio, per saperlo, lo sa. Solo che non lo legge. Vi sembrerà incredibile, ma NON LO LEGGE. In primis, perché pare che leggere una pagina al giorno sia una fatica improba per le sue sinapsi e poi perché sostiene che tanto sono tutte cose che sa già. Ora, dato il suo evidente disinteresse, mi sento senza dubbio autorizzata a scrivere ciò che voglio. Tanto i numeri più clamorosi giungono alla sua (scarsa) attenzione tramite i suoi amici. Come quando una sera mi ha chiesto:”Ma hai messo sul blog una foto di me sul cesso?!” …  La cosa non l’ha minimamente turbato, perciò penso che possiamo stare tutti tranquilli.
-         “Ma Dementalist non si arrabbia per quello che scrivi?” Ma pure?! Non si arrabbia no, dato che lui sa che è tutto vero. Non c’è un solo aneddoto che mi sia inventata. E poi, grazie al cielo, non è un tipo permaloso. Che diciamocelo, se oltre a tutto il resto, fosse anche un palloso che si offende ogni cinque minuti, stavamo in mezzo ad una strada.
-         “Ma non ti sembra di esagerare in cattiveria ogni tanto?” NO. Forse non ci crederete, ma già mi limito parecchio. Senza contare che sono in possesso di una serie di deliziosi scatti che ho avuto la delicatezza di non rendere pubblici, come ad esempio, lui che caga in un cespuglio nello splendido giardino di una villa o lui che si infila un grissino tra le chiappe per farsi inseguire dal cane. Ma poi è necessario capire cosa si intende per “esagerare” … Insomma, secondo i miei parametri, sarebbe esagerato tatuare una cacca gigante sulla schiena del partner con cui sei arrabbiato (vedi storiella che gira sul web). Anche se poi anche lì bisognerebbe valutare le circostanze …
A questo punto, spero di avervi rasserenati a proposito dello stato d’animo del buon Cervello … Fidatevi, è troppo pigro per prendersela. Poi, anche se fosse,basterebbe che gli cucinassi 2 etti di carbonara e il mondo tornerebbe a sorridergli.

lunedì 19 dicembre 2011

IL CONTO ALLA ROVESCIA

Ci siamo, è scattato il conto alla rovescia.
Pensate forse che mi riferisca al Natale? Beh, ecco, non esattamente.
Più che altro, stavo pensando a Dementalist. Già, perché  i giochi sono fatti. I suoi regali per me ormai sono impacchettati e posizionati sotto il mio fantastico albero (vedi post L’albero di Natale).
Non c’è più niente da fare, o la va o la spacca. E normalmente lui la spacca. Si è già parlato del fatto che il mio fidanzato è quasi sempre riuscito a regalarmi le peggio cose sul mercato mondiale (vedi post Pippo, Paperino e Topolino), ma forse alcuni di voi speravano che col passare del tempo io fossi diventata più filosofa al riguardo.
Assolutamente no.
Quello che sto facendo oggi dal mio blog è un accorato appello a tutti voi: “SALVATE DEMENTALIST DALLA MIA FURIA!”  e me dal carcere, per favore.
Allora, io i pacchetti li aprirò la mattina del 25. Perciò è vitale che qualcuno di voi si offra di nascondere Cervello a casa propria più o meno fino alla fine di aprile, data in cui dovrebbe essermi un po’ scesa l’incazzatura. Forse, meglio se ci teniamo in contatto va’.
Sarebbe meglio che chi lo ospita disponesse di un rifugio antiatomico o perlomeno di uno scantinato con pareti in cemento armato e porta d’acciaio con apertura a combinazione.
Perché se ha osato regalarmi uno spremiagrumi, non avrò pace. Lo troverò e lo farò soffrire, fosse l’ultima cosa che faccio. Se ciò dovesse accadere, vi prego almeno di ricordare che non volevo farlo. Che ho cercato fino all’ultimo di salvarlo.
E cercate di capirmi, per pietà. Chi di voi sarebbe riuscito a non mettergli le mani addosso dopo aver ricevuto questo per il compleanno?



Beh, io ce l’ho fatta.
Ma ora sento che non posso più. Ho bisogno del vostro aiuto.
Fatemi sapere se ve lo prendete voi per questi quattro mesi, ma, mi raccomando, non ditemi MAI dove lo nasconderete.
Grazie.


Ospitando Dementalist si accettano implicitamente le condizioni del contratto, che prevedono peraltro lo sterminio della vostra famiglia al completo nel caso in cui vi trovassi sulla mia strada.




venerdì 16 dicembre 2011

IL DADDY OVVERO UN CASO DI COSCIENZA


Tra le molteplici riflessioni che devo fare per decidere se andare a vivere insieme a Dementalist, ce ne sono alcune che non riguardano direttamente lui e la mia eventuale capacità di non affogarlo nel bidet entro la prima settimana.
Per esempio, non posso fare a meno di chiedermi se posso, in coscienza, abbandonare mio padre a se stesso.
Il daddy rientra in quella categoria di uomini che sono senza dubbio quasi dei geni nelle questioni complicate, ma dei ritardati nelle cose pratiche della vita quotidiana. Basti dire che io temo per la sua incolumità anche solo quando va a comprare il giornale.
Nella hit parade delle sue mosse migliori compaiono:
-         L’infilarsi un cotton fioc talmente a fondo nell’orecchio da doverlo portare al Pronto Soccorso per rimuoverlo.
-         La semiamputazione del dito indice della mano destra. Stava mangiando una margherita e dato che i denti sono finti, si è accorto che insieme alla pizza si stava morsicando anche il dito solo quando il segnale del tragico dolore all’arto è finalmente arrivato al cervello.
-         L’aver chiuso il cane fuori di casa. Quando è rientrato, Petra è andata come sempre a fargli le feste e lui l’ha chiusa fuori. L’ho trovata io mezz’ora dopo avvilitissima sul pianerottolo quando sono uscita per andare a comprare il pane. E la sua candida giustificazione è stata:”Non l’avevo vista”. Cioè NON HAI VISTO 50 kg di cane (vedi post PETRA) che si agitavano in preda alla gioia?! Lasciamo perdere.
-         L’essere scivolato su una merda ed essersela presa col primo che passava senza motivo. L’ho trovato che lanciava maledizioni a gente che non centrava assolutamente nulla, ancora col culo sul marciapiede.
E, la migliore di tutte:
-         L’essersi provocato un’USTIONE DI TERZO GRADO. Il furbone stava pulendo le piastrelle dietro il gas, con due pentole sul fuoco a cannone e chiaramente in camicia come sempre. Risultato 2 mesi all’ospedale e trapianto di pelle dalla gamba.
Alla luce di tutto ciò, e considerato che questi sono solo alcuni dei numeri che è riuscito a fare, con che coraggio posso lasciare quest’uomo da solo a casa?!

giovedì 15 dicembre 2011

BUON APPETITO!


Si avvicinano le feste. Anche chi non sente lo spirito del Natale, si rinfranca pensando alle super mangiate che farà.
Io purtroppo non posso fare neanche questo.
A parte il fatto che il pranzo di Natale a casa mia si svolge in una deliziosa atmosfera di serenità e affetto, dato che la mommy e il daddy, che sono separati da dieci anni,  devono passare tre ore nella stessa stanza, il menù è da brivido.
Della cucina si occupa mia mamma, che, per dirla tutta, è veramente una sega totale ai fornelli. L’anno scorso ha fatto i tortelli di zucca, idea geniale visto che lei non li mangia e a me e a papà danno la nausea.
La cosa più sconcertante è che la mamma è calabrese. Ci si aspetterebbe perciò che sia un asso in cucina e sforni a ripetizione robe super caloriche e buonissime. Errore. Penso mi basti dirvi che in due litri di minestrone, la mamma mette UN dado. Praticamente come bere l’acqua del water con due carote che ci galleggiano dentro.
Persino il pandoro lo compra ipocalorico.
Chiaramente è ossessionata dal fatto che il sale fa male. Verissimo, ma a tutto c’è un limite cazzo!
Come se tutto questo non bastasse, lei non è minimamente consapevole delle sue carenze, perciò non ha nemmeno il buon senso di limitarsi a piatti semplici. Puntualmente, ritaglia le ricette da Donna Moderna e si cimenta con sfide di difficoltà minimo quattro cappelli da cuoco. Disastro.
La prima volta che ho portato Cervello a mangiare da lei, ho cercato di avvertirlo. Il fatto che prima di uscire io mi sia infilata loscamente in borsa un vasetto di peperoncino extraforte macinato che metto di nascosto su qualunque cosa lei abbia preparato per anestetizzarmi le papille gustative e non sentire nulla, avrebbe dovuto farlo riflettere. Ma chiaramente lui ha pensato che esagerassi come al solito.
Quel giorno mamma ha fatto la sua famosa pasta al forno. La ricetta è facile: metti tipo un cucchiaio di sugo ogni 200 grammi di pasta, niente olio, e poi la lasci almeno due ore in forno a 180 gradi. Il risultato è un blocco di cemento da cui escono degli spuntoni (le penne, il suo cavallo di battaglia) che hanno il solo fine di scartavetrarti l’esofago fino alle lacrime.
Io me ne sono stata zitta e buona, osservandolo scolarsi almeno tre litri d’acqua per mandar giù la pasta al forno.
Quando finalmente siamo usciti dall’antro di Antonella Clerici posseduta dal demonio, l’ho solo guardato.
E il genio mi fa:”Eeeeeeh … Effettivamente la pasta era un tantino impegnativa!”
Ma va’?!

mercoledì 14 dicembre 2011

L'ALBERO DI NATALE

Non so voi, ma quando io ero piccola la mia tecnica per fare l’albero di Natale era schiaffarci sopra praticamente qualunque cosa mi capitasse a tiro. Più era carico e colorato, più mi sembrava di aver fatto un buon lavoro.
C’erano anni in cui il mio albero sfidava le leggi della fisica e della gravità e se mai c’è stato un miracolo di Natale come nei film, sicuramente il fatto che quell’ammasso di roba pericolante riuscisse a stare in piedi per quasi un mese lo era.
Mi piace pensare che, nel corso degli anni, il mio senso artistico sia un po’ migliorato.
Ora ho uno schema piuttosto preciso: i colori principali sono il rosso e l’oro.
Le palline si dividono in grandi e piccole. Naturalmente le più grandi vanno dalla base in su, fino ad arrivare in cima dove ci sono solo le più piccole.
Ogni tanto vanno posizionate le “special guest”, che sono argentate e servono a dare un tocco qua e là. Ci sono poi le “special special guest”, che non sono rotonde, ma hanno forma di stella o di pigna e anche queste vanno messe sporadicamente.
Si termina l’operazione con i pezzi unici, che non sono né oro, né rosse, né argentate e di cui mi posso occupare esclusivamente io.
Da questo spiegone si può perciò dedurre che:
A)    L’albero non deve essere troppo carico.
B)    I colori vanno alternati il più possibile.
C)    Sono diventata una maniaca feticista degli addobbi.
Il problema è che quest’anno l’albero l’ho fatto insieme a Dementalist.
Partendo dal presupposto che non ero neanche arrivata a spiegargli la metà delle regole che già aveva l’occhio offuscato e secondo me si stava facendo un pisolino in piedi come i cavalli, l’errore è stato mio. Avrei dovuto limitarmi a coinvolgerlo soltanto nelle fasi prettamente fisiche dell’operazione, vale a dire trascinare su l’albero dalla cantina e aiutarmi a piantarlo in un vaso che va contemporaneamente riempito di sabbia per gatti (ho perso la base anni fa e adesso si fa così. Inutile che vi dica che è un processo difficilissimo, un tantino disgustoso e che non ti permette assolutamente mai di avere un albero perfettamente dritto).
Ci siamo divisi l’albero: lui partiva da sotto e io da sopra.
Ora ditemi voi se pensate che abbia capito le regole:



Allora, sicuramente non è daltonico perché si sa che i daltonici confondono il rosso col verde e vi assicuro che se lo fosse stato, in una delle settimane in cui periodicamente non lo sopporto, lo avrei lasciato asfaltare in mezzo ad un incrocio.
Perciò, si torna al solito trito discorso … Colpa mia … Come posso continuare a sperare che quest’uomo comprenda i miei ragionamenti contorti quando neanche riesce a non mettere due palline dorate una di fianco all’altra?!

martedì 13 dicembre 2011

VOGLIO CHE TU LO VOGLIA

Oggi voglio condividere con voi un curioso fenomeno che mi capita spesso di vivere.
Non credo peraltro di essere l’unica donna affetta da questo disturbo mentale, perciò uomini leggete attentamente perché ciò che sto per dirvi potrebbe tranquillizzarvi parecchio. E anche terrorizzarvi un pochetto, mi sa.
La sindrome di cui soffro potrebbe essere definita con il lungo nome di “NON LO VOGLIO DAVVERO, MA VOGLIO CHE TU LO VOGLIA”.
Ci sono questioni particolari in cui questo contorto, e probabilmente malato, ragionamento entra in gioco. Andiamo a fare degli esempi pratici per chiarire meglio il concetto:
-“Voglio che mi inviti a pranzo con la tua famiglia la domenica!” Dio, no che non voglio! Perché dovrei voler venire a casa tua e cercare di fingermi normale per almeno due ore, mangiando qualunque cosa mi venga messa nel piatto per non essere scortese, quando potrei starmene in mutande sul mio divano a guardare qualche serie ignorante e magari farmi anche un pisolino?! Però voglio che tu lo voglia, perché voglio che tu voglia che io entri in confidenza con la tua famiglia perché sono importante per te.
-“Voglio che tu mi chieda di venire da te per conoscere tuo padre che eccezionalmente questa settimana è a casa!” Come sopra. Secondo te ho davvero voglia di farmi venire un mostruoso attacco di ansia da prestazione con tanto di mani sudate e gelate e salivazione azzerata nel disperato tentativo di piacere ad uomo che si sta chiaramente anche lui chiedendo “PERCHè?!”, “perché devo sforzarmi di chiacchierare con questo curioso esemplare di femmina?!” No. Però voglio che tu lo voglia perché sono la donna della tua vita e per te è importante presentarmi il daddy.
E poi c’è la madre di tutte le pippe mentali:
-“Voglio che tu mi voglia sposare!” Mi voglio davvero sposare? ADESSO ADESSO?! Maaaaaa … Anche no! Che sto così bene a casa mia, va’ … Ma voglio voglio voglio che tu lo voglia!!!
Ora, il mio consiglio per voi maschietti è: non tentate minimamente di cercare una logica in questo ragionamento. Mission impossibile. Non c’è. Però da oggi sapete che, per il quieto vivere, ovvero per evitare megadiscussioni con una pazza che vi urla “Ma perché non vuoi sposarmi?!” e che in realtà non vuole sposarsi per niente, basta CHIEDERE. Le cose basta dirle, tanto poi non succederà nulla.


Si declina ogni responsabilità nel caso in cui poi vi tocchi sposarvi davvero, o riprodurvi, o prendere qualsivoglia animale domestico.

domenica 11 dicembre 2011

L'ONESTà

Aaaaah … L’onestà … Che concetto meraviglioso, che rara qualità, che idea stupenda!
Sì, va bene, però ogni tanto l’onestà è un tantino sopravvalutata, secondo me.
Chiaramente, in linea generale, è giusto essere sinceri, però ci sono casi in cui magari sarebbe il caso di lasciar perdere …
Come certamente avrete già immaginato, mi riferisco al mio intellettualmente dotatissimo fidanzato. Dementalist infatti, non ha un filtro e dice sempre tutto quello che gli passa per la testa. Grazie al cielo non c’è un traffico molto intenso in quel cervello.
Incredibile come riesca a darsi delle clamorose zappate sui piedi senza nemmeno rendersene conto. Naturalmente, io mi incazzo fortissimo e lui ancora mi guarda con occhio bovino e smarrito, non capisce cosa può aver detto di così strano da farmi schizzare fuori l’occhio destro.
Vi dico giusto l’ultima di una luuuuunghissima serie: durante la settimana, il buon Dementalist ha lavorato molto meno del solito. La sera finiva ad un’ora decente e la mattina cominciava verso mezzogiorno. Dal momento che sono secoli che non mi sorprende suonandomi il campanello una sera in settimana, mi sarei aspettata che lo facesse. Soprattutto a fronte del fatto che non lo fa da quasi un anno SOLO perché sostiene che gli orari di lavoro non glielo permettono.
Quando è arrivato qui il weekend, io gli ho gentilmente domandato come mai non l’avesse fatto neanche quando le circostanze glielo avrebbero permesso e la sua spontanea, onesta risposta è stata: “Ma aaaamore, non mi è neanche venuto in mente!”
Ah sì? Cioè, vediamo se ho capito bene, tu hai quattro serate libere e NON TI VIENE NEANCHE in mente di fare una sorpresa alla tua fidanzata?!
Al che, in un pietoso tentativo di cucire, il genio aggiunge:”E poi comunque non avrei avuto nessuna voglia di farmi 150 km!”
Din, din, din … Abbiamo un vincitore!!! Ma dico io, ma non ti rendi conto che ti stai volontariamente scaraventando di corsa e bendato verso un precipizio che conduce all’inferno?
Quindi, per pietà, non sentirti in dovere di essere onesto a tutti i costi, abbi almeno il buon gusto e l’istinto di conservazione di inventarti un’influenza intestinale santo cielo …
Fai come ho fatto io a Praga quando mi hai chiesto se quel cappello ti stava male … Non ti ho mentito, dicendoti che sei bello e perciò nulla ti può far sembrare brutto …
Ho solo omesso che però ti faceva sembrare pirla.

martedì 6 dicembre 2011

IL CRICETO ANOMALO

Questa settimana sono troppo furiosa con Dementalist per scrivere di lui e attingendo alla vena di acidità che mi spunta in fronte quando sono molto, ma molto arrabbiata, vi dirò anche che a far del bene si finisce sempre male.
A questo proposito vorrei raccontarvi una storia.
Era una notte buia e tempestosa … Beh, sì, insomma, pioveva un sacco ed era di sera. Una avvenente fanciulla bruna esce tutta sola per portare a spasso il suo splendido cane … Ok, ero io e il cane era anche abbastanza brutto. E va bene, la smetto con la terza persona. Comunque, trascinando il cane sotto la pioggia, passo di fianco a tre bidoni della spazzatura. Incastrata tra due di questi bidoni, illuminata da un lampo, vedo con la coda dell’occhio una teca di vetro. Dalla teca, due occhietti vispi mi fissano … Oddio, qualche criminale ha abbandonato un criceto vivo in mezzo all’immondizia e sotto il diluvio!
Il dubbio mi strazia: non posso lasciare l’animaletto indifeso lì, però … E però i roditori mi fanno cordialmente schifo. In preda all’ansia, telefono a papà a Bologna per chiedere consiglio. Il daddy, che conosce i suoi polli, trova la soluzione. Mi consiglia di prendere il criceto con tutta la teca, posizionarla in cantina e il giorno dopo portarlo al negozio di animali. Così non ce l’ho in casa, ma almeno evito il senso di colpa per non averlo salvato.
Al che, torno a casa, lascio il cane e mi infilo i guanti per lavare i piatti, che a mani nude mi faceva un po’ schifo. Torno giù. Provo a sollevare la teca. Niente da fare, è troppo pesante, non ce la faccio da sola. Ora, forse alcuni di voi avranno iniziato a pensare che ci sono diversi elementi un po’ strani e che avrebbero dovuto farmi riflettere, ma purtroppo ero presa dalla missione … E poi era molto buio, ripeto!
Decido perciò di suonare il campanello di quello del sesto piano, che ha un cane e magari è più disposto a darmi una mano. Mi apre la moglie che mi guarda già storto … Sarà perché stavano per mettersi a tavola? No, è che ho ancora i guanti di gomma sopra il cappotto. Acchiappo il marito per un braccio e andiamo.
Ci siamo, io la sollevo da una parte e lei dall’altra, ok? Al mio tre. Uno, due, tre!
Ed è proprio alzando finalmente la teca, che questa, illuminata da un lampione, rivela il suo contenuto.
A fissarmi da dietro il vetro c’è il cadavere di un gigantesco pitone e un vivissimo, enorme, ratto da laboratorio bianco con malevoli occhi rossi e coda chilometrica.
Senza dire una parola, avvolti dall’odorino che si sprigionava da questo delizioso quadretto bucolico, io e il vicino mettiamo giù la teca, apriamo il portone e prendiamo l’ascensore, il tutto in un silenzio di morte.
Me lo sogno ancora la notte. E ho ancora paura che il ratto venga a cercarmi, per vendicarsi del fatto che l’ho lasciato lì.

Ah, comunque poco dopo HO TRASLOCATO.

lunedì 5 dicembre 2011

PROBLEMI DI COMUNICAZIONE



Sui problemi di comunicazione si potrebbero scrivere un migliaio di trattati. Anzi, li hanno anche già scritti.
Personalmente, li considero il flagello della mia vita.
Essi possono nascere per diversi motivi.
A causa delle barriere linguistiche, come quella volta che in Messico mi sforzavo di dire che mi vergognavo e me ne sono uscita tutta contenta con la frase:”Estoy embarazada!” e dopo tutti mi facevano le congratulazioni e non capivo perché, finché una in confidenza mi ha chiesto chi era il padre (embarazada = incinta).
A causa di forti rumori, come per esempio in discoteca. Giovedì un’amica mi chiede chi era un certo ragazzo e al mio:”Un amico del mio fidanzato!”, mi risponde:”Un gay certificato?!”
Queste prime due cause sono generalmente comprensibili  e il problema può essere risolto.
Nel caso in cui, invece, l’incomunicabilità nasca o dal fatto che l’altra persona se ne frega altissimamente di ciò che stai dicendo o proprio non ti ascolta, come diceva anche Maria Antonietta alle cene di gala a Versailles, son cazzi amari.
Oggi non voglio neanche cominciare ad affrontare il discorso riguardo chi se ne sbatte di cosa dico perché al solo pensiero mi si arricciano le dita dei piedi dal nervoso e penso che tutti voi abbiate già capito con chi ce l’ho, tanto per cambiare.
L’esempio vivente di chi invece proprio non ascolta è mia madre. A parte che generalmente le nostre telefonate sono costituite da un suo monologo nel quale io ormai non tento neanche più di inserirmi e tralasciando il fatto che anche quando le sto dando ragione, non se ne accorge e s’incazza lo stesso, ecco a voi un piccolo stralcio della meravigliosa conversazione avuta ieri:
Mamma:”Beh, hai qualcosa da raccontarmi?”
Io:”Sììììì!”
Mamma:”Ma possibile che non hai MAI niente da dirmi?!”
Vaaaaaa beh …

venerdì 2 dicembre 2011

NON è SPAM!


Facciamo un po’ il punto della situazione.
Anzitutto, questo non è spam. Potrà piacere o meno, e una volta letto potrete decidere che secondo voi effettivamente è spazzatura, ma per definizione non è spam. E anche se si chiama “PER SOLDI O PER AMORE” non è un sito che offre sesso a pagamento. Lo preciso perché mi è capitato di incontrare persone che, risentite, mi chiedono se posso smettere di intasare la homepage di facebook col mio spam.
Bene, ragazzi, la risposta è NO.
Tuttavia ciò che mi preme chiarire ancora di più è che qua qualcosa non torna.
Ieri sera sono andata ad una festa e, come sempre quando esco ultimamente, ho incontrato un fantastilione di persone che mi salutano con frasi tipo:”Oh, grandisssssima! Leggo sempre il tuo blog!” oppure “Mitica! Sono un tuo fan!”
Allora,  va bene tutto, ma come si suol dire, la matematica non è un’opinione. Materialmente è impossibile che diciate tutti la verità, perché il rapporto tra quelli che sostengono di essere assidui lettori e il numero delle visite sul blog la dice molto lunga.
Perciò, cari miei, qui qualcuno mente.
Ora, da brava megalomane egocentrica quale sono, non solo esorto voi tutti che davvero mi leggete a diventare “lettori fissi” (che al momento sono talmente pochi, che ogni volta che se ne aggiunge uno nuovo mi commuovo quasi fino alle lacrime) e a condividere i post … Ma vi avverto anche …
Dalla prossima volta, quando incontro qualcuno che mi fa i complimenti, INTERROGO. A tappeto.

giovedì 1 dicembre 2011

LA DISOCCUPAZIONE



Voi potreste forse pensare che la disoccupazione mi lasci un sacco di tempo libero, per esempio per pensare a Beautiful Mind e cercare di capire quanto alto sia il rischio che lo avveleni o lo strangoli se andiamo a vivere insieme.
Vi sbagliate. Di grosso.
Essere senza un’occupazione remunerata mi lascia in totale balia delle necessità di tutti quelli che mi circondano. Non so se ad alcuni di voi è capitata la stessa cosa, ma io da quando sono a casa mi vedo affibbiare quasi quotidianamente una lista infinita di incombenze assurde. “Tanto tu sei a casa, no?!” E no! Perché per riuscire a far tutto come minimo devo star fuori 12 ore.
Mi pare ovvio che si tratti sempre di attività ludiche divertentissime, tipo andare all’ufficio postale a menarmi selvaggiamente con un’orda di pensionati o stirare le gonne di lana della nonna. Senza contare che non sono mai andata così spesso al supermercato in vita mia. Praticamente ci vivo. Ormai conosco vita, morte e miracoli di tutte le cassiere e devo dire che sta nascendo una bella amicizia, tutto sommato. Questo succede perché ormai chi mi ci manda non si sbatte neanche a cercare di ricordarsi tutto quello che gli serve, “tanto se mi son dimenticato qualcosa, al massimo ci torni, no?”
Ma la cosa più fastidiosa in assoluto è che non ti ringraziano neanche. Anzi, magari pensano pure di farti un favore, così ti mantieni attiva. Tranquilli, mi mantengo tranquillamente attiva anche andando a farmi una passeggiata al parco o a cena fuori.
La frase di rito è:”Ma perché, scusa, COS’HAI DA FARE?!”
Dunque, considerando che mi hai dato da fare 18 commissioni, della durata media di due ore l’una, da sbrigare tutte nell’arco della giornata … Sì, oggi non posso, ho da fare.
Devo cercarmi una macchina del tempo.