venerdì 11 novembre 2011

LA MALATTIA DELL'ACQUISTO FORZATO



Questa settimana abbiamo parlato di alcune sindromi  che affliggono gli uomini e più nello specifico, Cervello e il Padre.
La verità però è che io stessa posso vantare innumerevoli turbe allarmanti, che possono rivelarsi dannose sotto diversi punti di vista.
Giusto ieri ho avuto un attacco coi fiocchi di “malattia dell’ACQUISTO OBBLIGATO”.
Il luogo dove normalmente si verificano tali attacchi è il negozio.
I sintomi sono insoddisfazione, sudori freddi, isteria. Ma soprattutto, cocciutaggine clinica.
Gli effetti collaterali si ripercuotono principalmente sull’autostima e sul portafoglio.
L’episodio di ieri, è un valido esempio del caso.
Mi sono infatti recata in pellegrinaggio con un’amica in un negozio in cui non ero mai entrata prima, ma che da fuori mi sembrava ricco di promesse.
La felicità è morta nel giro di 5 minuti dall’ingresso. Forse ero in una di quelle giornate in cui mi pare che tutto quello che mi provo mi faccia assomigliare a Valeria Marini dopo una notte di bagordi, fatto sta che alla fine mi faceva tutto CAGARE.
A questo punto, si iniziano a notare anche ad occhio nudo i sintomi sopracitati. Ma principalmente entra in campo il killer denominato COCCIUTAGGINE. Cioè io MI RIFIUTO DI USCIRE SENZA AVER COMPRATO NULLA.
Gli acquisti fatti in questi momenti di trance sono i peggiori nonché i più inutili possibili. Eh già, perché con la mente annebbiata dalla malattia dell’acquisto forzato arrivi ad un punto in cui sei così stanca di cercare che ti scaraventi sulla prima cosa che puoi comprare senza doverti rispogliare per provarla.
Negli anni ho accumulato una quantità imbarazzante di tacchi 12 leopardati, stivali al ginocchio che in confronto quelli di Pretty Woman erano anche fini, cerchietti con piccione imbalsamato sopra e chi più ne ha, più ne metta …
L’acquisto geniale di ieri è una vestaglia di seta nera, che ovviamente ho misurato sopra il cappotto con già un piede fuori dalla porta.
Una di quelle vestagliette che nei film la ricca gnocca di turno indossa in fretta per aprire  quando le suonano il campanello di notte.
Ora, la domanda sorge spontanea … E cosa me ne faccio?!
E la risposta, per quanto scurrile, è solo una: un cazzo.
Un capo del genere andrebbe indossato per sdraiarsi languidamente su un divano in pelle bianca, a sorseggiare brandy, guardando Colazione da Tiffany.
Io probabilmente la metterò un paio di volte, tanto per sentirmi meno in colpa, per bermi una birra davanti ai Simpson. Per altro, col cane che mi si rotola addosso, così dopo la butto che è piena di peli.
E poi, diciamocelo, ma che freddo fa con solo ‘sta maledetta vestaglia addosso?!?!

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