lunedì 16 dicembre 2013

LA CASA MATTA







Mia madre lo dice sempre: “manicomio sta scritto di fuori”.
Significa che i matti che stanno all'interno non sanno di esserlo.
Io personalmente, invece, lo so.
Il condominio dove abito è una gabbia di pazzi mica da ridere.
Ma affrontiamo la questione come merita, piano per piano.
Al piano terra c’è la portinaia, però lei merita un momento tutto suo.
Al primo piano si parte già con ricchi premi. Qui troviamo uno studio legale che garantisce un viavai di criminali pressoché costante. Delle facce che ti vien solo voglia di ingoiare il portafoglio per risputarlo solo nella sicurezza del bagno di casa chiuso a chiave. Gli altri di solito si rifugiano nel portone. Io son più tranquilla quando mi chiudo fuori. Accanto allo studio legale vive una graziosa famigliola composta da mamma, papà e due pargoli. Carini, ma carini da matti. Peccato che nove volte su dieci, quando scendo a piedi e passo davanti alla loro porta, si sentano uscire da lì dentro delle urla che neanche a Forum. I CARINI si scannano come non ci fosse un domani. Roba che in confronto i Roses facevano una bella coppia. Se i carini junior han preso dai genitori, non dubito che la vicinanza allo studio legale tornerà presto utile.
Al secondo abbiamo il fiore all’occhiello del palazzo. L’onoratissimo consolato di *************. La presenza di tale egregio consolato garantisce, soprattutto in determinati periodi dell’anno, un afflusso di arrapati di prima. Che gioia trovare già davanti al portone una bella fila di disgraziati con la bava alla bocca. Che fortuna dover passare in mezzo alle loro fila, chiedendo “permesso” accompagnate da scampoli di forfora e grugniti ansimanti. Che benedizione poi, poter ascoltare le utilissime informazioni di viaggio che si scambiano davanti alla porta dell’ascensore. Non viene neanche voglia di passare il diserbante sulla maniglia prima di toccarla.
Al terzo piano vive la strana coppia. Lei, una signora a modo, tanto simpatica. Lui, un barattolo di un metro e venti ricoperto di raffinatissimi tatuaggi fin sul collo, accanito fan del Manchester United, quotidianamente in divisa da hooligan. Non ho ancora ben capito che lavoro fa, però mi è capitato di cuccarlo a bazzicare in mattinata nei pressi della stazione. Bah.
Eccoci al quarto. Altro studio legale (ma daaaaai?!) e l’immancabile ubriacone del villaggio. Detto soggetto attacca col giro dei bar sin dall’apertura mattutina. Del resto si sa che con un bianchino (o quattro) la giornata parte col piede giusto. Devo ammettere che, malgrado le apparenza non esattamente grandiose, paragonato al resto dei condomini è anche passabile. Almeno saluta. L’unica cosa che devo dire è che prendere l’ascensore con lui per quattro piani ti sballa come una serata ai Murazzi. Lui emana signori, oh se emana.
Mi rendo conto che il meraviglioso microcosmo in cui vivo non può essere compresso in un solo post, perciò i restanti cinque piani li troverete nel post successivo.
Che vi serva da monito, in ogni caso. Prima di traslocare, appostatevi sui pianerottoli, date retta a me.

Per noi ormai è troppo tardi. Quasi quasi vado a farmi un bianchino.

venerdì 13 settembre 2013

EFFETTI COLLATERALI

Eccoci qua, di nuovo a casa a spassarcela alla grandissima.
Non starò certo qua a lamentarmi di aver passato un mese in Messico, peeeeerò…
Però lasciate almeno che vi dica che la cosa ha i suoi effetti collaterali.
Sorvoliamo sui più classici come la depressione grave per esser tornata in questa valle di lacrime dove per altro la sera devo già mettermi le maniche lunghe perché “fa freschino”. Lasciamo stare anche il fatto che dopo un mese di festa no stop ho delle crisi di astinenza da party di una certa importanza e se nel weekend le affronto mettendo in croce CHIUNQUE (no, ma CHIUNQUE, ieri ho chiesto anche al giornalaio cosa si faceva venerdì) perché mi porti a fare un po’ di baldoria, in settimana è pure peggio. Roba che mi abbasso a obbligare il cane a fare il trenino in salotto.
Detto ciò, i sintomi che mi danno più problemi sono: il jet lag, le scarpe e il lessico.
E lo so che starete già pensando: Il jet lag? Baaaaanale! Sarà anche banale, cari miei, ma scoprirete presto anche voi, miei stagionati virgulti, che poche cose vi fanno capire che ne avete viste di primavere come l’amico jet lag. Che fino a due anni fa nel giro di 24 ore ero un fiore. Stavolta ho passato due settimana con la faccia che sembrava un quadro di Picasso. Appeso al contrario.
Le scarpe? Le scarpe. Provate voi a passare un mese scalzi o al limite, quando proprio proprio volete fare gli strafashion, con le infradito di plastica e poi ricominciate a mettere le scarpe. Storie di torture stile Guantanamo, altroché. Storie che in aereo non ho OSATO toglierle per non doverle rimettere. E ancora mi aggiro per la città con l’andatura di un travestito che si sta allenando a mettere i tacchi. Solo che io ho le All Star.
E veniamo al piatto forte. Il lessico. Dopo un mese passato a conversare amabilmente nel raffinato spagnolo dei peggiori ignoranti di Playa del Carmen, me ne sono tornata con una parlata tutta mia. Cioè, praticamente non parlo più italiano, per farla breve. I risultati sono due: o mi perdo con lo sguardo nel vuoto a metà di una frase mentre il mio cervello cerca disperatamente (e infruttuosamente, il più delle volte) il sinonimo italiano della parola che ho chiarissima solo in spagnolo o improvviso.
“Improvviso” significa che non me ne accorgo e infilo serenamente vaccate in un terrificante misto italiano-spagnolo in ciò che sto dicendo.
Esempi pratici:
“Stasera SALIAMO?”  (salir=uscire)
“Non siamo riuscite ad entrare perché c’era un CHINGO di gente!” (chingo=un sacco)
“Ho sbattuto contro il PINCHE tavolino del salotto…” (pinche=cazzo di)
Tutto a posto finché non vedo la faccia da “MA CHE CAZZO DICI?!” del mio interlocutore.
E allora la mia di faccia diventa QUESTA:




Anche perché ovviamente non ho idea di  CHE CAZZO HO DETTO.

BENTORNATA va’.

giovedì 22 agosto 2013

POTEVO MORIRE

Cerchiamo di partire dal principio.
Mi si è incastrata la schiena. Ma incastrata proprio. Tipo che non riuscivo a sedermi.
Dopo due giorni di questa benedizione, mi decido evado a comprarmi un antinfiammatorio in farmacia.
La gentilissima farmacista (?) mi da delle pastiglie assicurandomi che avrebbero funzionato da bestia e  raccomandandomi di prenderne almeno due alla volta perché “sono leggere”.
Bene, ne prendo un paio prima di andare in spiaggia e passo IL POMERIGGIO DELLA VITA. Sul serio, stavo DA DIO. Ma rilassata forte, felice felice, in armonia col mondo. Figata.
Torno a casa, faccio la doccia e ne prendo altre due dato che erano passate un po’ di ore e avevo in programma una serata arrogante con le amiche.
Tempo mezz’ora vedevo gli unicorni nel frigo.
Tempo un’ora non avevo le pupille, tremavo come una foglia e sudavo come un husky nel deserto.
Arriva la mia amica e decide che cenare mi avrebbe fatto bene dato che tra l’altro non avevo mangiato nulla tutto il giorno.
Ci sediamo a tavola e il cameriere ci offre due bruschette. Do un morso, sbianco e lo guardo cogli occhi sbarrati (sempre senza pupille). La mia faccia doveva essere discretamente inquietante perché mi prende praticamente in braccio e mi scaraventa in bagno dove riesco ad evitare per un pelo di vomitare in testa a una bambina che stava facendo pipì.
La mia amica ha dovuto fermarsi a dormire da me per evitare che mi lanciassi dal balcone cantando a squarciagola “I BELIEVE I CAN FLY”.
Stamattina mi tremano ancora le gambe e  mi gira tutto, così, per curiosità, ho cercato su internet “l’antinfiammatorio” che mi hanno dato in farmacia:






Se vi prendete la briga di dare un’occhiata, vi salteranno agli occhi paroline come: “codeina”, “oppio”, “narcotico”, “METADONE”.
Ufficiale, mi hanno drogata. In FARMACIA, Santo Dio.
Che se per caso m’impasticcavo un po’ più tardi e ci buttavo su due birre forse a quest’ora stavo cercando di attraversare il confine col Belize convinta di essere inseguita dai nazisti.
Però ho deciso che le tengo. Stasera le rivendo in discoteca, almeno rientro della spesa.

sabato 17 agosto 2013

TRANQUILLI, HO UN PIANO!

Se avete letto i post precedenti, siete già a conoscenza del fatto che la mia ridente dimora messicana cade letteralmente a pezzi.

Ecco qui una foto recente della sola porta che mi separa dal resto del mondo.


Adesso che oltretutto la mia amica è partita e mi ritrovo in questo tugurio tutta sola, l’unica barriera su cui posso contare è il pomello di sotto.
Che, se guardate bene, si sta cedendo pure lui.
Roba che se dormo sul marciapiede praticamente è uguale.
Però non c’è da preoccuparsi.
Anzitutto, qui  si sono davvero attrezzati per farti sentire al sicuro.
Per esempio, si rendono estremamente utili affiggendo le foto dei criminali ricercati fuori dalle banche. Così tu le memorizzi e sei in una botte di ferro.


Poi bisogna riconoscere che mi trovo circondata da facce amichevoli e nient’affatto inquietanti.


E comunque, HO UN PIANO.
Vista la situazione e con il totale supporto degli amici,  al fine di prevenire qualunque minaccia, ho deciso di mantenermi costantemente lucida e vigile:



Perciò … TRAAANQUILLI!!!

martedì 6 agosto 2013

TORNO SUBITO

Bene. La simpatica signora, smaltita la sbronza, è riuscita in qualche modo a mandarci l’elettricista.
Sorvoliamo sul fatto che: doveva arrivare alle nove, alle dieci mi ha chiamata per avvisarmi che sarebbe arrivato alle 10e30 e poi è comparso alle 11e15. Che comunque considerato l’andazzo del posto va già bene.
Traffica un po’, dopodiché mi guarda tutto concentrato e mi fa:”Eh qua c’è sicuramente un corto circuito e però… DOVE?!”
Certo che se lo chiedi a me partiamo malino.
Finalmente la diagnosi: s’è fusa la pastiglia del compressore.
Peccato che per raggiungere il compressore gli serva una scala.
Mica vuoi portartela dietro quando vai a fare un lavoro, no?
Perciò va un ATTIMO  a prendere la scala.
Due ore e mezza dopo mi permetto di chiamarlo per domandargli se aveva intenzione di tornare o tanto valeva che ce ne andassimo in spiaggia.
Mi risponde che sarebbe arrivato “AHORITA”.
Dunque, qua ci sono tre espressioni che devono allarmare qualunque persona di buon senso e sono.
-         AHORITA: adesso.
-         AL RATITO: tra un pochino.
-         AL RATO: tra un po’.
Sappiate primo che in realtà tra le tre di fatto non c’è alcuna differenza e secondo che tutte e tre possono coprire un lasso di tempo INDEFINITO.
C’è gente che mi ha risposto “al rato” nel 2007 e non l’ho ancora vista.
Un “rato” può durare 10 minuti come 3 giorni.
Capirete perciò come mai quando mi sento rispondere “ahorita” mi si gela il sangue nelle vene.
Comunque verso le 20e30 il buon Miguel (che ormai siamo amici) si è fatto rivedere.
A suo favore va detto che il compressore l’ha aggiustato.
Peccato solo che poi la mia amica ha avuto la malsana idea  di dare un’occhiata anche ai ventilatori a pale (ricordate? Quelli che aveva già “guardato” l’amica padrona di casa).
Complimenti, buona idea! Così ANCHE LUI è salito in piedi sul letto con le scarpe (che aveva la scala se l'è ricordato in un secondo momento) eeeeeeee…. Rullo di tamburi… Anche lui per non saper né leggere né scrivere…. LO GIRA CON LA MANINA!!!
Segue prova fotografica, non perdete la prossima puntata di “QUI NON FUNZIONA NIENTE, MA AHORITA LO AGGIUSTIAMO!”




giovedì 1 agosto 2013

BIENVENDAS A MEXICO!!!

Et voilà, sono un’altra volta in Messico.
La vacanza è iniziata nel migliore dei modi, soprattutto grazie alla nota puntualità e precisione dei locali.
Dopo aver aspettato 45 minuti che finalmente partisse il “colectivo” che doveva portarci da Cancun a Playa del Carmen, abbiamo aspettato un paio d’ore la tipa dell’agenzia che doveva portarci le chiavi di casa. Le 20 ore di viaggio, le valige e il clima temperato hanno reso il tutto ancora più piacevole.
Finalmente la graziosa signora arriva. Poverina, era ad una festa, puoi mica pretendere …
Entriamo in casa, beh dai, bella!
C’è da dire che in questa casa c’è proprio tutto.
Peccato che non funzioni NIENTE.
Condizionatori COMPRESI. La gentile signora non se ne capacita perché “fino ad oggi pomeriggio funzionava tutto, giuro”.
Mortificata, inizia a cercare di smontare il quadro del contatore con un paio di forbici.
Ops, dimenticavo di rendervi partecipi di un dettaglio da nulla. La dolce signora è UBRIACA MARCIA.
Dopo 20 minuti in cui gli unici risultati che rischiava di ottenere erano cavarsi un occhio con le forbici o morire folgorata, decidiamo di convincerla a lasciar perdere.
Ella passa allora ad esaminare i ventilatori a pale da soffitto (eh sì, non funzionanti anche quelli). Per far ciò si arrampica barcollando pesantemente, con le scarpe ovviamente (zeppe, ovviamente), e col vestitino carinamente infilato in mezzo al culo (già mezzo di fuori) sul letto della mia amica.
Constatando che la situazione ventilatori a pale è senza speranza quasi come lei, si mette a farlo girare pateticamente con la manina in un debole e disperato tentativo di dimostrarci che però “un pochino funziona”.
Cacciata a calci, con un pietoso “va beh, ne parliamo domani”.
Usciamo mezzo minuto per comprare almeno una cazzo di bottiglia d’acqua (eh sì, a quel punto la finezza era bell’e che andata a fare in culo).
Al ritorno, restiamo intrappolate nella terra di mezzo. Perché la porta di casa non si apre più, completamente bloccata. E il cancello neanche.
Bella immagine, io che scuoto il cancello sclerando e la mia amica un piano più in su che degenera senza ritegno scuotendo la porta.
Dopo tre minuti di follia collettiva, il premio “esaurimento” va alla mi amica che cede e BUTTA Giù LA PORTA A SPALLATE, facendo saltare serratura, telaio e pezzo di muro.




Perfetto, magari la tv guardiamo domani se funziona.

lunedì 8 luglio 2013

NON ESSERE GELOSA!

Esistono due paroline magiche capaci di terrorizzare a morte praticamente ogni uomo. Gli fanno rizzare i capelli in testa, sbiancare, sudare le mani, accelerare il battito cardiaco. Roba che neanche avessero visto la morte in faccia.
E no, miei cari, le due parole non sono “ti amo” e nemmeno “voglio sposarti”.
Qua si tratta di roba seria, dell’anatema supremo: “DOBBIAMO PARLARE”.
Che gli uomini e le donne ragionino in maniera diversa è ormai un dato di fatto.
Gli uomini sono geneticamente programmati per evitare le ROTTURE DI COGLIONI.
Va detto che il caro vecchio “dobbiamo parlare” effettivamente è difficile che sia il preambolo a qualcosa di divertente.

Il maschio ha perciò sviluppato un meccanismo di difesa a questa terribile disgrazia (vedi probabile pippone in arrivo): va in stand by. Ma proprio tipo quando un animale si finge morto per sfuggire ad un possibile predatore.



Ve l’assicuro, le eccezioni sono pochissime. Per esempio, mio padre l’ho visto andare in stand by un fantastilione di volte. Tipo che quando vivevamo ancora con mia madre secondo me almeno 3 o 4 ore al giorno le passava in stato di incoscienza.
Come tecnica non è male devo dire, presenta però una piccola falla.
È che quando la supercazzola della femmina finisce, normalmente lei si aspetta una RISPOSTA.
Chiaramente, l’uomo è un filino impreparato, considerato che nove volte su dieci si è alienato talmente bene che non ha la più vaga idea nemmeno di quale sia l’argomento del discorso appena terminato.
E lì si gioca il jolly. Perché la mente del maschio collega l’incazzatura funesta con un concetto che per lui spiega  praticamente ogni cosa: SEI GELOSA.
Non importa che vi conosciate da una settimana e che tu in realtà la mattina quando ti svegli pensi ad almeno altre 35 cose (compreso il fatto che hai finito l’ammorbidente) prima che a lui. Tu sei ovviamente GELOSA.
Serve dire che dopo un discorso articolato, di cui non hai capito una parola, se rispondi “Dai, non fare la gelosa!” sei in un mare di merda che in confronto prima dormivi tra due cuscini?
E poi, io personalmente lo dico sempre. Io non sono gelosa, sono EGOCENTRICA (Vedi post "VOGLIO CHE TU LO VOGLIA"). 
Magari rifletti su questo la prossima volta che ti fingi una capra morta.


lunedì 24 giugno 2013

PAESE CHE VAI, COGLIONE CHE TROVI.





Come i più assidui lettori di questo blog già sanno, ci sono due cose di me che non si possono negare.
Viaggio spesso e attiro i coglioni come se fossi l’ultima donna del pianeta.
Unendo queste due personali caratteristiche, oggi ho pensato di regalarvi (ovvio più alle donne, anche se gli uomini qualche trucchetto potrebbero sempre segnarselo) un piccolo vademecum dei deficienti che potreste incontrare in giro per il mondo.
Perché del resto si sa, ESSI sono ovunque. Però le modalità cambiano.
IL TEDESCO: impassibile. Puoi fissarlo, fingere di inciampare/svenire, passargli davanti coperta solo da tre adesivi a forma di stellina, incollarti una freccia luminosa sopra la maglietta che gli indichi qual è la via più breve per arrivare al traguardo …  NIENTE. Perciò, se proprio ‘sto tedesco che avete incontrato somiglia a Thor e non potete evitare, conviene andar dritte e spiegargli in termini semplici che gradireste regalargliela come se non fosse vostra. PIGRO.
IL CUBANO: lui, nel dubbio, MUORE. “Se non mi parli, morirò”/”Se non esci stasera con me, morirò”/”Se non mi dai un bacio, morirò”. MACABRO.
L’AUSTRALIANO: ti rintrona di domande fino allo svenimento. Mostra una capacità di parlare senza respirare non indifferente, va detto. POLMONI D’ACCIAIO.  A lui interessa TUTTO. Da quanto sei arrivata in Australia, dove sei già stata e dove andrai, cosa ti è piaciuto di più, cos’hai mangiato, che tempo faceva … Non c’è una fine. E soprattutto ti resterà sempre il dubbio se voleva farsi te o il tuo bancomat, che ormai gli hai detto anche il pin. INQUIETANTE.
IL MESSICANO: ti ama. Forte. Peccato che per anche un mese intero riesce a non chiamarti MAI per nome. Tu sei “reina” (regina), “princesa” (principessa, che poi dopo “reina” è pure sottotono), “linda” (bella), “guapa” (figa), “amor”, “mamacita” (bella figa) e chi più ne ha, più ne metta. Provate a fargli la semplice domanda:”Sì, ma io come mi chiamo?!”. La risposta più precisa che ho avuto è stata:”ITALIANA!”. Se non altro ha azzeccato la nazionalità. APPROSSIMATIVI.
IL THAILANDESE: NON PERVENUTO.
L’ARGENTINO: aaaah, che soddisfazioni mi han dato l’ultima volta. Se ne sono usciti con una tecnica nuova nuova. Lui “VEDE LA TUA AURA”. Sul serio, non sto scherzando. In una settimana ne ho beccati almeno tre che volevano conoscermi perché “ho un’aura incredibile”. Io di queste cose spirituali non me n’intendo, però una cosa l’ho capita. L’aura deve essere più o meno in zona tette. PARACULI.

BUON VIAGGIO! 

venerdì 14 giugno 2013

FIGURA DI MERDA

Eccoci qua.
Mi si fa sovente notare come io sia un tantino stronza nel rendere pubbliche le figure di merda altrui. Effettivamente ho una certa tendenza al ricordare al mio prossimo le stronzate fatte più o meno finché campa.
Dato però che non sono insensibile all’opinione dei miei lettori, oggi, ECCEZIONALMENTE, ci concentreremo su di me.
Ora, io sono l’Imperatrice della Figura di Merda. La Capofila Indiscussa della Coglionata. Il Leader Totale del Partito “Sì, questa cagata è uscita dalla mia bocca!”.
Sorvolando sul fatto che quando bevo è pure peggio, che ormai lo sanno tutti che dar da bere a me è come dar da mangiare a un gremlin (da Wikipedia: entità il cui allineamento è orientato verso il male) dopo mezzanotte e che infatti mercoledì sera ad una festa sono andata da un tipo che viene in palestra con me e gli ho delicatamente chiesto se è frocio perché in palestra lo pensiamo tutti (da notare che prima di mercoledì non ci eravamo mai detti neanche “ciao”), anche da sobria mi difendo bene.
Tanto per dirne una, durante il Salone del Libro ho chiesto alla mia collega di stand se avesse qualcosa da mangiare. Lei mi ha gentilmente allungato un pacchetto di cracker. Io l’ho guardato schifata e con grande classe ho detto:
“Ma cos’è ‘sta mmmerda? Ma neanche salati in superficie?! Madddai… Ma neanche ai cani si da ‘sta roba!”
Lei mi ha guardata molto dispiaciuta e mi ha risposto: “Eh scusa, ma mi hanno appena tolto un rene e non posso mangiare quasi nulla …”
La meglio dell’ultimo mese però è un’altra.
Ho incontrato in giro un ragazzo che non vedevo da un po’. Avevo da poco rivisto un altro amico che abbiamo in comune.
Ho passato un quarto d’ora buono a raccontargli di una vacanza che avevo ricordato insieme all’amico.
Lui mi fa parlare, mi fa finire e poi mi fa:”Sì, comunque c’ero anch’io, siamo stati in casa assieme una settimana intera”.
Peeeeerfetto …




mercoledì 15 maggio 2013

ANIMALI DA PALESTRA





Eccoci qua.
Perdonate la prolungata attesa, ma settimana scorsa sono stata impegnata in una missione importantissima di cui non mancherò di parlare nei prossimi post.
Una cosa che forse non sapete (ma potreste aver intuito) è che io non ho le mezze misure. In NIENTE.
Le cose o non le faccio o le faccio in maniera MANIACALE.
Da febbraio- marzo per esempio, mi è venuto il trip della palestra. Nel mio caso, da brava ossessivo-compulsiva, “trip della palestra” ovviamente significa che ci vado TUTTI I GIORNI.
Vale perciò la pena prendersi un momento per analizzare la fauna che popola tale luogo. Anche se è un argomento trito e ritrito, mi sa tanto che MENEFREGO e lo faccio lo stesso.
Che la palestra sia un luogo ricco di molliconi già si sa, però ognuno ha il suo modo per farsi notare:
-         Il COMPETITIVO: questo soggetto è colui che trova la sua maggiore soddisfazione nel far meglio di te. Colui che se sta nel tapis roulant di fianco al tuo, sbircia cosa stai facendo e si regola di conseguenza. Se tu quel giorno ti senti particolarmente in forma e metti, diciamo, pendenza 10, vai pur tranquillo che lui la aumenta talmente tanto che alla fine è praticamente IN CORDATA. Se tu corri, lui VOLA.
Se ti viene un infarto, rido.
-         Il PAVONE: variante del competitivo. La differenza è che lui non vuole fare meglio di te, fa il SUO MEGLIO. Generalmente il suo habitat è la sala pesi. Se nota una femmina nelle zone circostanti, potrete notare che le dimensioni dei pesi che solleva diventano immediatamente più grandi. Vien quasi voglia di sorridergli per vedere fino a che punto.
Se ti scoppia la vena in fronte, come sopra.
-         Il SERVIZIEVOLE: non importa cosa tu stia facendo, il suo approccio è sempre lo stesso. Il classico tra i classici: “Hai bisogno?”
Sì, per esempio avrei bisogno di più luce. Datti fuoco.
-         Il CORRETTORE: irritante FORTE. Tu sei lì che fai un esercizio, non importa quale. Lui ti annusa da kilometri di distanza e ti punta come un’aquila calva del nord America. Come il servizievole, anche lui ha la sua frase standard. La sua è:”Lo stai facendo nel modo sbagliato!”
Inutile dire che per spiegarti come si fa per benino, ti deve TOCCARE.
Ti mozzo una mano. Poi lo faccio giusto, così ne è valsa la pena.
-         L’ESIBIZIONISTA: eccolo qua, bbbbello come il sole con i suoi calzoncini superaderenti di due taglie in meno.
Almeno imbottiscili imbecille. Hai una ghianda.
-         QUELLO CHE NON TI CAGA: eh già, perché state pur sicuri che se in questo oceano di morti di figa ce n’è UNO che t’ispira un minimo, è senza dubbio l’UNICO che non ti calcola minimamente.
Che se per caso ti schianti di faccia dal tapis roulant e ti alzi una maschera di sangue nemmeno se ne accorge.
È la legge.
O è gay. (Questa versione mi piace di più)
Meno male che io il fidanzato in palestra non lo cerco più. Ho già dato.
Grazie.

mercoledì 17 aprile 2013

SONO SOCIOPATICA(?)


Guardate che io mi rendo conto.
Vale a dire, malgrado il fatto che tutti i tarati che capitano sulla mia strada farebbero  sentire perfettamente normale anche Hannibal Lecter (che per altro, a parte l’opinabile passione per la carne umana, sarebbe probabilmente una personcina piacevolissima), io ogni tanto mi interrogo comunque anche sulla mia di normalità.
Sopporto più nessuno.
E però voglio che sappiate che, consapevole di non poter andare in giro con la faccia che generalmente mi viene da fare di fronte a quasi tutte le creature viventi, io MI SFORZO.
Ma davvero.
Persino i miei amici ogni tanto (specialmente quando sono particolarmente, diciamo, “in vena”) mi rifilano il classico: “Eh, ma puoi mica far così!”.
E LO SO. Lo so che l’eccidio di massa non è un hobby sano. Lo so.
E infatti, come dicevo, mi sforzo.
Giuro.
Alle volte, scusate, ma sono persino fiera di me. Arrivo a casa e mi do una pacca sulla spalla da sola. Brava, oggi sei stata proprio BRAVA.
Oggi però mi è arrivata una cosetta che mi fa sospettare che forse forse non sono poi così brava …
Trattasi di una foto della cena del liceo a cui ho partecipato lunedì sera. E io che ero sicura di aver mostrato un adeguato livello di entusiasmo.
Parrebbe di no. Parrebbe che abbia inghiottito per sbaglio del detersivo per i pavimenti. Che stia sorridendo pensando a quando li avrò tutti nella cantina di casa mia.
Ho letto da qualche parte che il sociopatico non è capace di provare emozioni umane. Sì, però è assolutamente in grado di fingerle, sembrando del tutto normale.
E allora mi sa che devo ancora un po’ aggiustare il tiro.


lunedì 8 aprile 2013

NANI E BALLERINE


Allora, oggi mi preme condividere con voi una questione della massima importanza che mi turba ormai da qualche tempo.
Partiamo da un presupposto: l’altezza.
Ora, io presumo potrei essere considerata altina. Insomma un pochino sopra la media, ma niente di che. Sicuramente alle giraffe non guardo negli occhi e agli elefanti non parlo negli orecchi.
Vi starete domandando dove vuole arrivare questa premessa.
Bene, andrò dritta al punto.
A quanto pare, ci sono due tipi di calzature femminili che al maschio italiano non vanno proprio giù. Eccole qua:


Ora, io non voglio mettermi a sindacare, i gusti son gusti.
E però mi son fracassata i tre quarti di vedere, per esempio su Facebook, spiritossimi link di questo genere:

Chiariamo un paio di punti:
Secondo te, alle due di pomeriggio, per portare fuori il cane, cosa dovrei mai mettermi ai piedi?

Ma tu, tu che pretendi che la tua accompagnatrice si tappi come una modella di Marie Claire, cos’hai da offrire in cambio? I tuoi preziosi consigli di stile? Che mi basta dire che ho avuto un fidanzato che era convinto che avere i boxer uguali alla camicia fosse il massimo dello chic e uno che si metteva la tuta anche per andare a cena fuori.

Anche noi soffriamo indicibilmente davanti ai vostri costumi a mutanda  (senza menzionare quanto mi crolla la libido a sentire certe puttanate inascoltabili), ma ce la mettiamo via con rassegnazione.

Il 90% delle volte  a sostenere tale acuta teoria sono degli SGABELLI che, non contenti, completano il ragionamento con la sempreverde affermazione che “la donna con i tacchi alti è un’altra cosa”. Non fraintendetemi, io sono uscita con un sacco di bassini, non è mica un problema. E però evitassero di esternare questi loro punti di vista, perché allora te la cerchi eh.. Ma senti, caro il mio corto delatore delle ballerine, mi spieghi come minchia osi?! In primis, magari sei anche carino, ma di quel carino che non so se baciarti o sistemarti in giardino. E in seconda battuta, sei almeno cosciente del fatto che se mi metto i trampoli riesco a vedere ESATTAMENTE in quale zona della testa stai iniziando a perdere i capelli?

Allora, mettiamoci bene d’accordo una volta per tutte, che mi pare che la questione cambi un po’ quando pare a voi. Qualche centimetro la differenza la fa sì o no?!

La mia risposta può essere riassunta dal ritornello di questa canzone:


Perciò, “I don’t care, I love it!” e se le mie scarpe vi provocano una reazione di tale orrore, pazienza, me ne farò una ragione.
 Del resto di sgabelli tolleranti è pieno il mondo.





mercoledì 20 marzo 2013

IO CI HO PROVATO


Io ci ho provato.
Ci ho provato davvero, giuro.
E però non ce l’ho mica fatta.
Perdono.
Lo so, lo so, avevo promesso che il vincitore di “VOTA L’IDIOTA!” avrebbe avuto un’altra chance. Come sapete, si tratta del Meticoloso.
A dir la verità non mi son neanche dovuta sbattere perché mi ha chiamata lui.
Ora io vi rendo partecipi del contenuto della telefonata poi giudicate voi.
Lui: “Ciao, come stai?”
Io: “Oh, ciao! Tutto bene e tu?”
Lui: “ Eh, io sono depresso.  Sai, è un periodaccio.”
Io: “Ah, mi spiace.”
Lui: “ Poi tra l’altro a pranzo ho mangiato 8 uova e non ho digerito, mi torna tutto su.”
Io: “----“






Lui: “ In più mi fanno malissimo le caviglie.”
Io: “LE CAVIGLIE?!”
Lui:” E sì, perché praticamente a quanto pare ho il BACINO STORTO perciò cammino male  e mi si infiammano le caviglie. Va beh, ci vediamo stasera?”
E no, scusate NO.
Ora, va bene tutto, però dico io, ma almeno all’inizio di un qualsivoglia tipo di relazione non bisognerebbe cercare di mantenere un MINIMO di charme, un PIZZICO di mistero cazzo?
Ma secondo te, quanto mi scalda da 1 a 10 sapere che ti stanno tornando su le uova e che (per carità, spiace) hai il bacino storto?
Perciò, ripeto, perdonatemi, se potete. Io di ascoltarlo digerire le uova e lamentarsi delle caviglie dal vivo non me la son proprio sentita.
Io: “ Mi spiace, ma in questo periodo ho veramente un sacco da fare. Ci sentiamo, eh?”
Lui: “ Non me ne va bene una!”
E no che non te ne va bene una. Almeno QUESTA non di sicuro.
Fine della telefonata.

martedì 5 marzo 2013

AND THE WINNER IS ...






Eccoci qua.
Il momento della verità.
Al quinto posto, con NESSUN voto, il povero GITANTE. Evidentemente nessuno di voi è stato attratto dall’idea di andare a mangiare un biscotto a Coazze. Nemmeno io del resto.
Al quarto troviamo con il 6%, il beneamato ENTUSIASTA. Ci sta. Fa venire talmente i nervi che non ce la si fa nemmeno a concedergli la vittoria di “VOTA L’IDIOTA!”.
Attenzione, da ora in avanti è podio.
Medaglia di bronzo, con il 22% dei voti … L’IGIENICO. Pisciare da seduto non è stato sufficiente per aggiudicarsi la vittoria. Chissà come mai …
In seconda posizione, con il 33%, il CAMALEONTE. Le sue doti da ninja gli hanno portato un bel risultato.
Ed ora, Signore e Signori, l’unico, l’eccelso, l’imbattibile numero uno … Rullo di tamburi … La folla è in delirio solo per lui, il MEEEEEETICOLOSO!
Coriandoli, trombette, tappi di champagne.
Con la sua ricerca del capello ha sbaragliato gli altri concorrenti e vinto l’ambito premio.
Già, ma qual è il premio?!
Ebbene, cari tutti, SOLO PER VOI, ho deciso di concedere al vincitore di “VOTA L’IDIOTA!” … UNA SECONDA OCCASIONE!!!
Mi sottoporrò con coraggio ad un altro incontro col Meticoloso. L’avete amato, l’avete votato. Deduco perciò che non vediate l’ora di sapere quali altre perle possano uscire dalla sua incomparabile boccuccia.
Bene, l’ho detto. Stasera lo chiamo.
Restate sintonizzati per il VOSTRO PREMIO: il resoconto del secondo incontro col METICOLOSO.

giovedì 28 febbraio 2013

VOTATE IL VOSTRO IDIOTA DEL CUORE!

ELEGGI IL TUO IDIOTA DEL CUORE!
  
pollcode.com free polls 

lunedì 18 febbraio 2013

CONCORRENTE 5: IL METICOLOSO


Sono emozionata e lieta di presentarvi, Signore e Signori, l’ultimo, ma non per importanza, concorrente di “VOTA L’IDIOTA!”.
Belloccio, via. Però, come dico sempre io, MA CHE LO VOLEVI PURE BRUTTO?!
Lasciamo stare il fatto che fa ridere più o meno come l’immagine di un cucciolo di foca ammazzato a bastonate dai bracconieri.
Lasciamo stare anche il fatto che, come buona parte degli uomini, era convinto che mi sarei perdutamente e immediatamente innamorata di lui (cioè, me l’ha proprio detto:”Se appena mi impegno un po’, ti faccio innamorare!”) e io invece pensavo solo che era un vero peccato, così bello e così cretino. Ma talmente cretino che non ce la si fa a passarci sopra. Neanche per mezz’ora. Sarà capitato anche a voi di pensare “adesso faccio finta di niente, dai, tanto mica me lo devo sposare” e poi, no, non ce la si fa, gli escono delle vaccate talmente cosmiche che non riesci a metterle via neanche il tempo di un bacio. Ci sono proprio i tuoi lobi temporali che urlano:”NO! NON PUOI FARTELO, NO!”.
Bene. Scena: seduti in macchina sotto casa.
Lui, mi guarda SERIO (lo specifico perché le volte che l’ho raccontata mi è stato SEMPRE chiesto se, dai, stava scherzando. NO, era serissimo), e mi domanda:
“MA TU, PERDI TANTI CAPELLI?!”
Io rimango comprensibilmente un tantino spiazzata dalla domanda, ci penso, e gli rispondo:
“Beh, insomma, non proprio tantissimi. Poi dipende, col cambio di stagione sai …”
Al che il premio Nobel ci pensa e mi fa:
“No perché se la mia ragazza li trova poi succede un casino!”
 Sorvoliamo sull’innata classe e serenità con le quali mi stai comunicando, a fine serata, di essere FIDANZATO. Ora, se tu sei un ossessivo-compulsivo, fidanzato con una psicotica, non c’è niente di male. E però ti devi rendere conto che magari è il caso di tenertelo per te, che dici?!
Non pago, si è poi messo A CERCARE I MIEI CAPELLI IN GIRO PER LA MACCHINA, aiutandosi con l’Iphone in modalità torcia.
Dopo i primi minuti in cui mi sembrava di avere un’esperienza extracorporea e di vedere la mia vita dall’esterno, passati a domandarmi solo:”Perché?!”, ho dovuto affrontare un serio dilemma.
Aiutarlo a trovare i capelli o no?
E sì, perché io te la darei anche una mano, ma se mentre ti aiuto a cercare poi ne perdo altri, va a finire che siamo da capo.
Ho poi deciso di filarmela elegantemente.
Al che, mi guarda e mi fa:”Ma non mi fai salire?”
MA TI PARE?!?!
Concludo rendendovi partecipi del fatto che si è offeso a morte perché non gliel’ho data e mi ha anche fatto presente che facevo un grave errore e che me ne sarei pentita amaramente.
Restando sveglia la notte a riflettere su questo madornale errore, mi è quasi venuta voglia di fargli un regalo…



martedì 12 febbraio 2013

CONCORRENTE 4: L'ENTUSIASTA





Al contrario degli altri concorrenti, l’Entusiasta non ha detto una o più cappellate pazzesche.
Lui È una cappellata pazzesca.
Non dubito che, quando avrete finito di leggere, alcuni di voi si renderanno conto di aver a loro volta incontrato questo esemplare, uomo o donna che sia.
E poi ditemi se non vi ha fatto girare i coglioni almeno 5 minuti.
La serata con l’Entusiasta è praticamente PERFETTA.
Si chiacchiera ininterrottamente e si scopre di avere mille cose in comune.
Si ride.
L’attrazione reciproca è evidente.
E infatti, l’Entusiasta passa la suddetta serata a ripetere che si sta divertendo tantissimo e che sono una perla rara: bella, intelligente, esilarante.
Non pago, lo ripete via messaggio il giorno dopo.
Praticamente sostiene di aver passato la SERATA DELLA VITA.
Ebbene?
Eh già, direte giustamente voi, e allora che ci fa in “VOTA L’IDIOTA!”
Beh, allora ditemi anche, come lo chiamereste voi uno che fa così e poi SCOMPARE?
Ma attenzione,non è che scompare per bene. Lui ogni tanto scrive. E lo fa di sua spontanea volontà direi, tenendo conto del fatto che io non ho fatto in tempo a farmi sentire per prima neanche una volta.
Peccato però che poi non si verifichino mai le condizioni giuste (o la congiunzione astrale, a questo punto) per vedersi.
Io dal canto mio rispondo sempre. Arriva un momento che vuoi solo vedere FINO A CHE PUNTO. Ne ho conosciuto uno che è riuscito ad andare avanti SEI MESI a chiedermi di uscire senza mai farsi vedere.
Senza contare che io sarò anche suonata, ma non mi è ancora definitivamente partito il pistone. Perciò se ti dico che mi son divertita, MI SON DIVERTITA. E dato che divertirsi piace a tutti, ti dico anche di sì se mi chiedi di uscire.
Ora, senza astio, qua i casi son poi pochi.
O sei matto, perché io lo sbattimento di sentire qualcuno che poi non mi interessa vedere non me lo faccio.
O sei clinicamente fobico e te la fai sotto che dopo il terzo appuntamento io sia già convinta che siamo fidanzati in casa (e lì però, parlane. Con uno specialista).
Oppure sei scemo. Io se mi trovo bene con una persona non sto poi lì a farmi tante domande. La rivedo. Se e quando inizierà a seccarmi come il ghiaccio sul parabrezza è presto fatto.
Considerato che ho trovato opportuno inserirlo in questo contest, mi pare evidente per quale ipotesi propendo io. Anche perché pure se rientri nei primi due casi, facile che tu non sia poi coooooosì sveglio.

giovedì 7 febbraio 2013

CONCORRENTE 3: IL GITANTE


Eccolo qui. Il perfettino.
Quest’uomo è la prova vivente del fatto che, anche se sembra che stia andando tutto bene, sei sempre in tempo per sparare una minchiata talmente epica da diventare al volo un concorrente di “VOTA L’IDIOTA!”
Anche lui mi viene a prendere, addirittura SCENDE dalla macchina per aspettarmi (che di questi tempi ormai è praticamente un numero da circo) e mi porta a cena in un posto carino.
Si fa conversazione, tutti e due molto educati.
Arriva il caffè. Insieme, ci portano un piattino di biscotti.
Tra i dolcetti, c’è ne uno tipicamente piemontese. Si chiama brut e bun (brutto e buono).



Mi chiede se mi piacciono. Sì, grazie, mi piacciono.
Procede poi col raccontarmi che ha un’amica (che poi da quanto ho capito io è più “un’amica”, come si suol dire) che questi biscotti li fa in casa e poi addirittura glieli recapita a domicilio confezionati in graziosi sacchettini col fiocco ( e ditemi voi se questa non ha tutta l’aria di essere “un’amica”).
Al che mi guarda e mi fa:” Stavo pensando, dato che sono buonissimi, perché non vieni a casa mia a mangiare un biscotto?”
Cioè, tu vuoi che venga a mangiare un biscotto a casa tua a COAZZE?!
Per i lettori non piemontesi, ci tengo a chiarire che Coazze dista QUARANTA Km da Torino. Praticamente, tu vuoi farmi credere che vuoi che mi faccia QUARANTA Km per darmi un biscotto?! (E vedete di risparmiarvi le battute che già so che su questa si sprecheranno)
Sempre facendo il vago, mi fa presente che, vista la distanza, a quel punto, dopo il biscotto conviene che dorma da lui e poi mi riporta a Torino il mattino seguente.
Tralasciamo il fatto che è anche riuscito a dirmi:” Se vuoi puoi dormire sul divano!” (Ah, IO posso dormire sul divano?! Ma almeno, volendo, non puoi fare uno sforzino e dormirci TU sullo stramaledetto divano?!)
Ma che razza di scusa è “VIENI DA ME A MANGIARE UN BISCOTTO”?!?!
Sorvoliamo sul fatto che “l’amica” sarebbe certamente FELICISSIMA di sapere che i biscotti che ti ha fatto lei li mangio io.
Guarda, sorvoliamo anche sul fatto che se mi faccio 40 Km deve essere il biscotto più buono del MONDO.
Concentriamoci piuttosto sul fatto che tanto non ne esci vivo.
Perché se con la tua faccia da innocentino, dopo il biscotto, mi parti forte di mano sulla chiappa, ti fai una figura di merda.
Ma se mai avessi detto sì e tu VERAMENTE mi avessi fatto fare quest’allegra gita SOLO per farmi assaggiare un brut e bun e farmi dormire sul divano, allora ti avrei raso la casa al suolo.
Sfortunatamente, non essendoci andata, non lo scopriremo mai.
Però, sotto sotto, un po’ spero che la settimana dopo “l’amica” gli abbia fatto una bella torta di mele. E gliel’abbia tirata in testa. Magari appena uscita dal forno. Se devo sognare, preferisco farlo in grande.

lunedì 4 febbraio 2013

CONCORRENTE 2: IL CAMALEONTE





I giorni solitari del Concorrente 1 sono terminati. Da oggi dovrà vedersela col Concorrente 2.
Pensate che il meraviglioso Concorrente 2 è riuscito ad aggiudicarsi un posto nella durissima competizione di “VOTA L’IDIOTA!” senza nemmeno essere uscito una volta insieme a me.
Conosciuto in un locale, lo incontro praticamente tutti i venerdì sera. TUTTI i venerdì, si OFFENDE perché mi rifiuto di andare a casa sua alle 5 del mattino e sostiene che non mi parlerà mai più. Almeno fino al venerdì dopo. I casi son due: o sei incredibilmente tenace o hai la memoria di un pesce rosso.
 Oltretutto, abita dietro casa mia, ma in settimana non mi è ancora capitato di incrociarlo.
Soprannominato il Camaleonte perché …
Tutte le volte che mi incontra, esordisce con frasi tipo:
“Ti ho vista sabato pomeriggio. Avevi un piumino verde e un sacchetto bianco nella mano destra.”
“Carino il cappotto grigio che avevi mercoledì!”
“L’altra sera eri ai giardini col cane verso le 20.00, 20.15 vero?”
INQUIETANTE. Non solo perché non mi saluta. Più che altro, il punto è che io non lo vedo MAI. Ma MAI.
Ma ti travesti da cespuglio/cassonetto/semaforo/panchina?! Mi pare ormai ovvio che abbia delle notevoli doti nel campo del mimetismo.
E poi … Ma dato che mi vedi … Ma non puoi salutarmi come le persone normali?!
Va detto che forse si rende conto che è meglio così. Diciamo che la dialettica NON è uno dei suoi punti forti. Rientra a pieno nella categoria “Ti prego, piuttosto chiamami, ma non scrivermi MAI”. Eh sì, perché se parli, posso anche far finta che la linea sia disturbata e sperare di non aver sentito bene, ma se scrivi … Se scrivi, la prova dei tuoi problemini con l’italiano è proprio lì, innegabile.
Mi è capitato di rispondere cose a caso perché non c’era verso di capire cosa diamine avesse scritto. Esempio:
Lui:”Che fai stasera?” (e fin qua, tutto bene)
Io:”Esco, tu sei in giro?”
Lui:”No pupe in home”
Eeeeeeeeeeeeeeh?!
Mi sono limitata ad un classico:”Va beh, allora ci aggiorniamo”
Non vorrei però limitare le sue chance di vincere facendovi pensare che dal vivo se la cavi tanto meglio.
L’ultimo venerdì, lo incontro e sentite solo cosa è uscito da quella boccuccia di rose.
“Ti piace farti le strisce eh?!”
“Preeeeego?!”
“Ma sì, ti piace farti le righe! Dai, col naso!”
“Ma veramente anche no.”
“Ah, ma quindi hai gli occhi grandi di tuo?”
MA VOLEVA ESSERE UN COMPLIMENTO?!?!
Sai che c’è?! Cambia teleobiettivo. Così settimana prossima, da dietro il tuo cassonetto di fiducia, ti potrai accorgere che anche di pomeriggio ho gli stessi occhi.