Devo fare una triste ammissione.
Quando conobbi The Mentalist lo scambiai per ricco. Evidentemente il fiuto per gli affari non fa la sua comparsa a sorpresa all’alba dei venticinque anni, o ci nasci o è meglio lasciar perdere.
Lui se ne stava lì con la sua camicia bianca da proprietario di barca a vela e invece di mischiarsi alla plebe aveva un tavolo. Ora, il fatto che mi sia fatta abbindolare da così poco racconta che benché i miei genitori si siano svenati per farmi frequentare scuole private e farmi sguazzare in mezzo ai ricchi, io dei ricchi veri non ho capito una fava.
Basti dire che ho poi scoperto che la camicia bianca da velista di The Mentalist è in realtà davvero LA camicia bianca. Difatti ne possiede in tutto UNA bianca e UNA nera. E che il tavolo ce l’aveva perché il locale è di un suo caro amico che glielo dava super scontato. Questi che potrebbero sembrare dettagli insignificanti sono a dire il vero dati vitali per comprendere la forma mentis del soggetto riguardo al denaro.
Perché non solo non è ricco, ma l’unico milanese col braccino corto l’ho trovato io. Ebbene sì, The Mentalist è milanese DOC. Peccato che mentre nel mio immaginario il milanese è uno sborone pazzesco che sciala a destra e a manca per far la bella vita, a quanto pare il lombardo vero programma persino l’acquisto dell’ammorbidente prima di procedere.
Pensate solo che a Capodanno 2007 abbiamo preso un taxi a Montecarlo. Ci costò ben cinquanta euro, che però è importante dire furono divisi tra cinque persone riducendo perciò la spesa a dieci euro a testa. The Mentalist ne fu così sconvolto che ogni tanto ne parla ancora. E sono certa che a tutt’oggi abbia incubi terribili a riguardo. Quando succede me ne accorgo, perché dorme in posizione fetale e scalcia e mugugna, come i cani quando sognano di essere inseguiti da un cinghiale di due tonnellate.
Ma come si riconosce un ricco vero? E soprattutto, sono ancora in tempo per aggiudicarmene uno?
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