venerdì 21 ottobre 2011

LE COSE POSSONO PRENDERE UNA BRUTTA PIEGA




Ultimamente, riflettendo sull’argomento gnoccaggine, la mia mente è stata riempita da un’immagine. E non è stato un bel momento, lo posso assicurare.
Oggi vorrei quindi tralasciare per un attimo le mie turbe matrimoniali e il mio menage con The Mentalist per fare una piccola digressione.
L’immagine a cui faccio riferimento e che non manca mai di mettermi di pessimo umore è quella di una disgraziata pubblicità di biancheria intima. Nella suddetta pubblicità c’è una topolona pazzesca che si rotola languidamente in un corridoio fatto completamente di specchi a tempo di musica coperta solo da un paio di micro mutandine e un reggiseno. Ora, io mi chiedo, ma la voglia di comprarsi ‘ste benedette mutande (chiaramente in un’altra taglia, che con quelle della signorina l’80% delle popolazione femminile può farsi giusto una polsiera) deve venire a me o al mio fidanzato?!
No, perché a me vedendo quella pubblicità vien più voglia di comprarmi una tuta da astronauta che altro. La stragrande maggioranza delle donne mi confermerà che l’idea di trovarsi circondate da specchi è probabilmente la cosa più angosciante che si possa immaginare. Ci sono parti del corpo di cui NON SI VUOLE NEMMENO CONOSCERE L’ESISTENZA.  Alzi la mano chi non ha mai rischiato di avere un attacco di panico nel camerino di un negozio. Non è carino vedersi da dietro, soprattutto se impreparati. Santo cielo ho persino pensato di prendere un anticoagulante la prossima volta che farò shopping per scongiurare il rischio che mi si geli completamente il sangue.
La settimana scorsa dall’estetista una mia cara amica ha rischiato di rimanerci secca in una valle di lacrime …  Se ne stava lì, sdraiata, nuda come un verme, in attesa che lei arrivasse. Sente un rumore e si gira per vedere se era la porta che si apriva (ditemi se non sembra già l’inizio di un horror). La porta era chiusa, ma l’occhio le cade sulla sua immagine prona riflessa nel dannato specchio a muro. Pensiero numero uno: “Però son topa ancora così abbronzata va!” Pensiero numero due:” Azz’è quello?!?!” E già perché a sorriderle dallo specchio, belle bianche e candide, c’erano due tragiche lunette, proprio tra le chiappe e le gambe. Una zona buia, torbida, in cui non bisognerebbe MAI guardare perché ti mette senza pietà davanti al fatto che il tuo sedere non è abbastanza tonico da abbronzarsi uniformemente, anzi in quella piega disgraziata non penetrano i raggi UV  neanche se ti incolli di schiena al buco dell’ozono.
La conclusione la lascio all’ estetista che entrando, con un solo sguardo agli occhi sbarrati e al sedere, ha capito tutto, le ha rivolto un’occhiata colma di saggezza antica e le ha regalato la seguente perla:”Eh, tesoro, non c’è niente da fare … Siam tutte PORTATRICI SANE DI PIEGA”.
Ma lo volevamo proprio sapere ?

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