Le cose non vanno mai come al cinema. Per dirne una, stai pur
sicuro che se speri di incontrare qualcuno, magari girandoti coi capelli che
ondeggiano al ritmo della tua canzone preferita al centro della pista, anche se
vivi a Torino e non a Città del Messico e esci tutte le sere non lo vedi MAI. O
al limite i vostri sguardi si incroceranno proprio mentre stai raccogliendo la
popò del cane (che tra l’altro nel mio caso specifico il più delle volte ne fa
una TONNELLATA).
Quello che sto cercando di dire è che la vita reale ammazza
la poesia. Che la storia che le piccole cose sono intrise di magia è una cagata
pazzesca.
Prendiamo un esempio semplice semplice.
L’altra sera mi sentivo proprio poetica. Ma davvero. Passeggiata
col cane, una comunione di anime che trotterellano felici di stare insieme al
tramonto nella cornice del Valentino e dei Murazzi. Mi sentivo in un film
francese.
Bene. Parto da casa e già da subito è palese che il cane di
fare questa bella girata non ha un cazzo voglia.
Il veterinario continua a dirmi che devo farla muovere di
più, ma qua se c’è qualcuno che fa attività son giusto io che me la sono
trascinata per 12 kilometri come un tappeto arrotolato di 50 kg.
Ai Murazzi voleva farsi il bagno nel Po, però io ho deciso
che la preferisco con una testa sola. Che le anatre che ci vivono dentro stanno subendo una
mutazione che, secondo una mia precisa teoria apocalittica, le porterà ad
ammazzarci tutti nei nostri letti. Tra l’altro penso di aver visto galleggiare
uno stronzo. Che anche nella stupenda luce del crepuscolo, sempre uno stronzo
è.
Al Valentino ha visto uno scoiattolo (che nella realtà altro
non è che un ratto con la coda più figa) e mi ha praticamente disarticolato una
spalla per inseguirlo.
All’altezza di Lungo Po Antonelli ha cominciato a scapparmi
la pipì. Lei ha deciso che era stanca e si è seduta. Me la son tirata dietro
fino a casa cristonando come se non ci fosse un domani.
Ah, per la metà del tempo, la colonna sonora non è stata
quella del Favoloso mondo di Amelie, bensì un signore a cui era scappato il
cane e che urlava:”Saaaaaaaaara!Vieni qua! Vieni ssssubito qua! Porca troia,
stavolta t’ammazzo quant’è vero Iddio!”
Sono arrivata a casa con l’acido lattico che mi usciva dalle
orecchie, le caviglie massacrate dalle zanzare e in polemica forte col cane.
Non lo so, magari sono io che son morta dentro, però
scusatemi se tutta ‘sta poesia non l’ho vista.
Magari è davvero un problema mio. Perché guardando una
coppietta che cenava a lume di candela su un barcone sul fiume l’unica cosa che
mi è venuta in mente è la pantegana gigante che ne avevo visto uscire poco
prima che si scrolla, si siede a tavola con loro e chiede:”Sa’ ragazzi avete
già ordinato?”
Eh no, la vita non è un film.
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