Come previsto,
la depressione del daddy può solo peggiorare.
L’epicentro
della crisi è sempre “siamo poveri”. Ormai è talmente inquietante che da due
settimane Cervello si porta almeno la colazione e la merenda da casa. Tuttavia,
ci sono un altro paio di cosette non strettamente legate al crack economico che
papo ha iniziato a fare e che vanno stroncate sul nascere.
Negli ultimi
mesi ho iniziato a dormire sempre meno. Tra una cosa e l’altra sono ormai ad un
livello di stanchezza tale che durante il giorno mi sembra di essere in Matrix
(il film, non il programma con Alessio Vinci).
Immancabilmente,
prima delle 7 sono già sveglia. L’altra mattina è successo un miracolo. Erano
le 8 e 30 e stavo ancora dormendo beatamente.
Peccato che
mentre sognavo di essere di nuovo abbastanza ricca da poter accendere il forno
due volte alla settimana, ho iniziato a sentire una serie di colpi fortissimi. Il
daddy bussava alla porta di camera mia,o meglio cercava di buttarla giù,
urlando:”Marta, Marta, Marta, Marta, Marta, Marta …. !!!!” senza smettere, un
disco rotto.
Serve che vi
dica che ho quasi avuto un infarto? Serve che vi dica che mi sono scaraventata
giù dal soppalco alla velocità della luce senza neanche rendermi ancora conto
di essere sveglia e rischiando di rompermi tutte e due le gambe?
Bene,non so
come, arrivo alla maniglia, apro la porta aspettandomi di dover evacuare in
mutande perché la casa andava a fuoco e mi trovo davanti la faccia sconvolta di
mio padre che mi fa:”Ah, tutto ok? PENSAVO STESSI MALE!!!”
Ma (e
scusate, ma ci sta) porca troia se per una volta alle 8 e 30 sono ancora a
letto devo PER FORZA essere morta?! Non può essere che MAGARI ce la sto
finalmente facendo a dormire?! Ma pensa positivo cazzo e lasciami in pace …
Dormire è GRATIS, me lo lasci fare?!
Niente, ho
fatto due respiri profondi, sono andata in bagno a dare capocciate nel muro per
un quarto d’ora urlando:”Ma basta!!! In questa casa non si mangia e non si
dorme!Basta!” e poi gli ho gentilmente
chiesto se facciamo che prima delle 10 cerca di resistere e non chiamare l’ambulanza.
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